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Il giusto aiuto per i compiti. I consigli per mamma e papà per vivere serenamente il momento dei compiti

Il giusto aiuto per i compiti. I consigli per mamma e papà per vivere serenamente il momento dei compiti

Nella scuola abbiamo registrato moltissimi cambiamenti, ma resta una costante: i compiti.

Un momento generalmente non molto amato da bambini e genitori e troppo spesso vissuto come un assillo fastidioso se non come un vero e proprio incubo. Ma c’è un modo “giusto” per aiutare i propri figli a fare i compiti? E come si può alleggerire questo momento, rendendolo più piacevole? Per gli esperti in Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ecco che cosa suggeriscono a tutti i genitori alle prese con la gestione dei compiti a casa dei propri figli.

È GIUSTO AIUTARE I PROPRI FIGLI A FARE I COMPITI? CI SONO DEGLI ERRORI CHE UN GENITORE DOVREBBE EVITARE DI COMMETTERE?

Partendo dal presupposto che i compiti a casa dovrebbero essere ragionevoli, sia per quantità che per complessità, cioè a portata di ciascun alunno, ne vien da sé che qualunque bambino dovrebbe essere in grado nell’applicazione domestica, di essere autonomo nello svolgimento degli esercizi.

I compiti non sono inutili perché lavorando a casa, da solo, il ragazzo fa pratica, mette ordine tra le informazioni e consolida ciò ha appreso a scuola. 
È richiesto un po ’di sforzo e vengono acquisiti senso di responsabilità, di autonomia e impegno. Ma è chiaro che ogni bambino possiede un proprio funzionamento cognitivo, metacognitivo e affettivo-emotivo, per cui, ritornando alla domanda iniziale, la risposta non può che essere: dipende. Anche un bambino che non presenta delle difficoltà cognitive può necessitare di un aiuto nei compiti per una questione di insicurezza, di scarso autocontrollo e motivazione. Un bambino che invece presenta delle difficoltà o un disturbo specifico dell’apprendimento, ne può avere maggiormente necessità. Il momento dei compiti può diventare così uno spazio privilegiato e di relazione con il genitore.

CHE TIPO DI SOSTEGNO È OPPORTUNO FORNIRE AI BAMBINI?
Il giusto sostegno può essere sicuramente di tipo affettivo-emotivo, di trasmissione di fiducia riguardo alle capacità del proprio figlio, di incoraggiamento e di sostegno alla sfida apprenditiva e all’impegno cognitivo. È importante anche aiutare nell’organizzazione, partendo dallo spazio e dal luogo dedicato ai compiti, alla fascia oraria in cui cimentarsi nei compiti, alla gestione del diario scolastico, all’utilizzo di internet nel caso dovesse fare delle ricerche, all’assicurarsi che quando studia non usi il cellulare, ad interrompere lo studio con piccole e brevi pause ricreative e rigeneranti e, infine, alla gestione del tempo. Stabilire in anticipo un tempo per l’esecuzione di un compito, serve ad ottimizzare e a concentrarsi con maggiore efficacia.
L’importante è non sostituirsi al proprio figlio e fare al posto suo per non creare un eccessivo senso di dipendenza. Piuttosto è preferibile comunicare per iscritto all’insegnante che il proprio figlio non è stato in grado di svolgere gli esercizi per un problema di comprensione o per qualsiasi altro impedimento straordinario: tenere sempre aperta una positiva comunicazione scuola-famiglia è fondamentale.
A volte però, e purtroppo questo è un’eccezione tutt’altro che rara, serve proprio l’insegnamento diretto. Per svariati motivi, il bambino può non avere appreso un concetto o una nuova spiegazione, può avere bisogno di maggior tempo rispetto ai compagni per assimilare e memorizzare. In quel caso i genitori sono legittimati ad intervenire. Meglio sarebbe rivolgersi ad un homework tutor. Il coinvolgimento emotivo e l’ansia che deriva dal seguire il proprio figlio nello studio è spesso causa di conflitti e di emozioni negative che creano un dispendio enorme di energia creando inevitabilmente conflitti, richiami, minacce e sensi di colpa da ambo le parti. Seguire un figlio scarsamente autonomo nei compiti e nello studio richiede un notevole autocontrollo emotivo.

C’È QUALCHE CONSIGLIO PER RENDERE PIÙ LEGGERO IL MOMENTO DEI COMPITI?
Sarebbe auspicabile cercare di rendere il bambino maggiormente autonomo almeno nei compiti e nelle attività per le quali è più predisposto. Stabilire delle pause e intervallare lo studio e i compiti con delle attività piacevoli, come una piccola merenda o un giochino. Se ciò è possibile, è molto più piacevole svolgere dei compiti in compagnia di un compagno e organizzare a casa dei piacevoli pomeriggi di studio. I rinforzi positivi, il mettere in luce gli aspetti positivi dell’operato e i progresso ottenuti dall’impegno e dalla costanza sono importanti. Il sorriso non deve mai mancare.

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