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Le guerre spiegate ai bambini: come affrontare il tema con i più piccoli

Le guerre spiegate ai bambini: come affrontare il tema con i più piccoli

Parlare della guerra con i bambini non è facile, anche gli adulti possono trovarsi in difficoltà, la cosa importante è raccogliere le domande e i dubbi dei nostri figli, arginare la paura e riflettere insieme su cosa possiamo fare per essere portatori di Pace.

Le guerre spiegate ai bambini
In questi giorni nei notiziari in TV e sui social media si sta parlando della crisi tra Ucraina e Russia, bambini e bambine sentono parlare di ciò che sta accadendo e sono esposti a diverse immagini di guerra. Psicologi e pedagoghi sostengono ormai da tempo che sia necessario dire la verità ai bambini sulle questioni familiari più delicate, come lutti o separazioni, la stessa cosa dovrebbe valere per le questioni complesse come la guerra.
Non bisogna dimenticare di lasciare il giusto spazio alle emozioni, che possono essere anche molto forti quando si tocca un tema come la guerra. Quelle dei bambini, come la paura che certe cose possano succedere anche ai propri familiari, hanno bisogno di essere contenute e non amplificate. Quelle degli adulti, come il sentirsi inadeguati al compito, dovrebbero invece essere espresse senza timori, cercando spazi di confronto con altri adulti e un eventuale sostegno.
Un buon modo per iniziare è quello di ascoltare le domande che i bambini hanno da fare, i loro dubbi e soprattutto le loro paure, questo ci aiuterà ad orientare il dialogo verso ciò che per loro è davvero importante conoscere.
Avvenimenti, media e notizie spesso parlano di situazioni difficili dove i bambini sono vittime della guerra. Come spiegare ad esempio la guerra in Siria, il conflitto in Ucraina, le guerre che ci sono nel mondo, ai bambini?

Ecco di seguito alcuni consigli per raccontare la guerra ai più piccoli:

  1. Accompagnarli nella fruizione delle notizie sulla guerra.
    Può succedere che i bambini ricevano accidentalmente informazioni sul tema, in particolare dai media. Il primo punto è capire cosa ne sanno dell’argomento, che idea si sono fatti e procedere analizzando insieme la situazione e le notizie più recenti, ricordandosi di impostare una discussione appropriata alla loro età, pur senza minimizzare.  Un buon metodo può essere creare nei diversi contesti educativi e a casa dei momenti in cui si analizzano insieme le notizie e, soprattutto, si lascia spazio alle loro domande.
    Come spiegare la guerra in Siria o la guerra in Yemen ai bambini? La raffigurazione mediatica può creare un immaginario su alcuni Paesi, si pensi alla Siria, legato esclusivamente al conflitto e alla distruzione. Oppure alle guerre dimenticate come la guerra in Yemen. Il dialogo sulla guerra e sulla sua assurdità potrebbe essere, invece, una buona occasione per lavorare sulla lotta al pregiudizio, raccontando i Paesi in guerra anche da un punto di vista naturalistico, culturale o letterario e facendone emergere la bellezza perduta.
    Per la Siria gli esempi possono essere diversi: dalla storia del sapone di Aleppo che ora un rifugiato siriano realizza in Francia, alla storia di Damasco, una delle città più antiche al mondo.
  2. Suggerire libri da leggere sul tema della guerra e della pace: le letture tematiche possono aiutarci ad affrontare questioni delicate, promuovendo una riflessione sul contributo che ognuno di noi può offrire per promuovere la pace.
  3. Realizzare percorsi didattici.
    Gli insegnanti possono realizzare dei percorsi in classe, utilizzando metodologie non formali e promuovendo il protagonismo degli studenti.
  4. Dare spazio alle testimonianze dei coetanei
    Le storie personali hanno sempre un grande impatto sugli adulti come sui bambini e possono servire anche a comprendere meglio, sfruttando l’empatia e l’immedesimazione. La narrazione autobiografica può essere molto utile non solo per capire le condizioni dei bambini in guerra, ma anche per conoscere i loro sogni.
  5. Utilizzare una storia o un libro illustrato.
    Per parlare di un tema così delicato può essere di grande aiuto partire da una storia pensata e creata per i bambini. E, perché no, anche usare una storia scritta da loro stessi: come infatti sottolinea lo storico Bruno Maida, i bambini sono un soggetto storico che può raccontare la guerra.

Parlare con i bambini delle guerre ed emergenze umanitarie che vedono in televisione è utile per aiutarli a gestire la paura e a nutrire la compassione

Le guerre spiegate ai bambini.
Cosa accade a un bambino di fronte a immagini e notizie che parlano di guerre e conflitti?
Le reazioni emotive più frequenti sono l’angoscia e la perdita di sicurezza.
Dobbiamo tutelarli dal contatto con quella realtà, dalle immagini crude, dalle notizie angoscianti?
La cautela è sicuramente consigliabile, specie con i bambini più piccoli: non lasciarli mai soli davanti alla televisione e, nei periodi di maggiore insistenza dei media su situazioni critiche in questi giorni, appunto, quella in Ucraina, ridurre per quanto possibile le occasioni in cui i bambini sono esposti a notizie e commenti degli eventi. L’obiettivo, in ogni caso, non è che i bambini non sappiano che cosa accade, ma che le informazioni e soprattutto le immagini che ricevono non siano troppe e troppo angoscianti per poterle elaborare e sopportare.

Se il bambino appare spaventato, o se dice di avere paura, è meglio dirgli che è normale che si senta così, perché queste cose sono molto brutte e fa paura pensare che bambini come lui si trovino in pericolo e che stiano male; che questo per fortuna non sta avvenendo qui, ma che è molto importante cercare di aiutare quei bambini e quei genitori.
Per aiutare il bambino a tollerare ed elaborare la paura e l’angoscia legate a situazioni più grandi di lui come la guerra, le epidemie, dobbiamo fare in modo che non si senta totalmente passivo e impotente: che veda nei grandi la capacità e l’impegno di fronteggiare quelle situazioni, di non subirle.

Il modo in cui gli adulti ne parlano fra loro è già uno strumento educativo, per questo dobbiamo fare attenzione a ciò che diciamo, e assumere noi stessi un atteggiamento attivo, e non indifferente o fatalista: l’indifferenza o la colpevolizzazione delle vittime non sono né educative né rassicuranti per i bambini, anzi li fanno sentire esposti alla casualità e all’imprevedibilità degli adulti.È importante dire al bambino che ci sono molte persone che si sono attivate per aiutare e per risolvere la situazione di conflitto.

Per maggiori informazioni consultare i seguenti link:
http://www.cooperativaprogettazione.it
https://www.ragazzimondadori.it/libri/le-guerre-spiegate-ai-ragazzi-toni-capuozzo/
https://www.centroricreazione.it

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