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Come imparo? L’importanza degli stili attributivi nell’apprendimento

Come imparo? L’importanza degli stili attributivi nell’apprendimento

Siamo alla fine dell’anno scolastico e per studenti, genitori e insegnanti è tempo di bilanci.
In ogni fase del percorso scolastico, dalla primaria all’università, imparare non è una cosa semplice. E dipende da molti fattori, tra cui gli stili attributivi. Il rendimento scolastico è spiegato, oltre che dalle abilità cognitive, anche da variabili che interagiscono in una relazione sfaccettata e complessa: tra queste troviamo le risorse strategiche, l’autoregolazione, le componenti emotivo-motivazionali, la concezione di sé e le idee sul compito.

Come per tutte le esperienze della vita, anche per l’apprendimento sono importanti le spiegazioni e i significati che ciascuno dà a quello che accade. In due parole: gli stili attributivi.

Immaginiamo una verifica andata male proprio a maggio, quando la stanchezza dell’anno scolastico si fa sentire, quando bisogna recuperare e il tempo a disposizione non è molto.

In psicologia si parla di attribuzione per indicare l’analisi della realtà al fine di dare una spiegazione a successi e fallimenti (propri e altrui), in particolare i processi attraverso i quali gli individui interpretano le cause degli eventi che si verificano nel loro ambiente.

Lo stile attributivo è lo schema di attribuzioni  usate da ogni individuo ed è tendenzialmente stabile. Le attribuzioni vengono classificate secondo tre dimensioni:

  • locus of control interno (attribuire la causa all’impegno, abilità, tenacia) o esterno (attribuire la causa alla difficoltà del compito, all’aiuto o alla fortuna)
  • stabilità (possibilità di prevedere l’esito di eventi futuri)
  • controllabilità

De beni e Moè (2006) hanno individuato 5 diversi stili attributivi:

stile dell’impegno strategico: riconosce l’importanza dell’impegno inteso come capacità di usare strategie adatte affinché il compito possa esser risolto con successo; attribuisce il successo e l’insuccesso all’impegno/non impegno; consente di mantenere un buon livello di fiducia  nelle proprie possibilità e la percezione di poter controllare  personalmente la situazione; stile motivante e funzionale all’apprendimento; successo come conferma dell’efficacia delle strategie  scelte e applicate; il fallimento segnala la necessità di modificare le proprie strategie.

stile depresso: attribuisce l’insuccesso alla mancanza di abilità e il successo a cause esterne; ha aspettative di riuscita basse; è caratterizzato da un atteggiamento rinunciatario e motivazione ad evitare il fallimento; bassa persistenza nel compito; evitamento dei compiti e situazioni valutative e di compiti difficili in cui potrebbe emergere la propria incapacità; questo stile è tipico di bambini con Disturbo Specifico dell’Apprendimento;

stile negatore: attribuisce il successo all’abilità e l’insuccesso a cause esterne; l’abilità è considerata una dote innata (chi ce l’ha ha successo, chi non ce l’ha fallisce); stile disfunzionale all’apprendimento perché attribuisce poca importanza all’impegno, non cerca strategie più adatte di fronte all’insuccesso ed è caratterizzato dalla motivazione a evitare il fallimento;

stile pedina: attribuisce il successo e l’insuccesso a cause esterne; stile disfunzionale all’apprendimento perché attribuisce poca importanza all’impegno ed è caratterizzato dalla motivazione a evitare il fallimento;

stile abile: attribuisce il successo e l’insuccesso ad abilità/non abilità; stile disfunzionale all’apprendimento perché attribuisce poca importanza all’impegno ed è caratterizzato dalla motivazione a evitare il fallimento; in caso di insuccesso può sviluppare senso di impotenza; caratterizzato da mancanza di impegno e ricerca di strategie; non persistenza di fronte alle difficoltà; non vengono affrontati compiti in cui non si è bravi;

Riassumendo,  chi crede di riuscire o non riuscire per l’effetto dell’impegno personale (attribuzione interna controllabile) presenterà un atteggiamento strategico che lo porterà ad avere buone abitudini di studio, tenderà a prodigare ogni sforzo per riuscire e avrà fiducia in sé stesso.

Al contrario, chi pensa di riuscire o non riuscire a causa dell’abilità innata (attribuzione interna non controllabile) o di fattori esterni (difficoltà/facilità del compito,  fortuna/sfortuna, aiuto/non aiuto), sarà meno portato a utilizzare strategie e sarà meno convinto di poter controllare gli eventi.

Questi aspetti divengono particolarmente rilevanti nel caso di bambini con Disturbo Specifico dell’Apprendimento che tendono ad avere un concetto di sé più negativo, provano più ansia ed hanno poca autostima, tendono a sentirsi meno responsabili del proprio apprendimento e a persistere poco ovvero ad abbandonare il compito alle prime difficoltà.

L’importanza delle attribuzioni è data anche dal fatto che sembrano influenzare le prestazioni cognitive e l’apprendimento scolastico, la persistenza, la scelta del compito, le emozioni e le aspettative.

La scelta della causa per spiegare i propri successi o insuccessi influenza l’apprendimento scolastico perché influenza la possibilità di usare strategie  adeguate per risolvere un compito.

La spiegazione del perché si fallisce o si riesce è importante dal momento in cui influenza i comportamenti successivi e può esser responsabile di problemi  emotivi e motivazionali (paura, timore, ansia, rassegnazione, abbassamento della fiducia in sé e dell’autostima).

Per questo è essenziale insegnare la relazione tra impegno, comportamento strategico e prestazione efficace, imparare ad attribuire all’impegno i propri risultati, acquisire capacità di autoregolazione e imparare a tollerare il fallimento.

Per approfondimenti:
http://www.stateofmind.it/2015/09/difficolta-apprendimento-motivazione/

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